Nel 3100 a.C. l’Egitto esce dalla preistoria, durante la quale si era imposta la cultura di Naqada, e comincia ad organizzarsi politicamente. L’unificazione del regno è celebrata nelle famose tavolette da cosmetici in pietra. In questo periodo si comincia ad elaborare la scrittura geroglifica e compaiono i primi esempi di scultura a tutto tondo. Ad Abido e a Saqqara vengono costruite le prime tombe reali: si tratta delle "mastabe", piattaforme trapezoidali in mattoni crudi, costituite da diversi ambienti e con accesso dall’alto. L’Antico Regno è l’epoca delle prime piramidi nelle necropoli di Saqqara, Abusir e Giza, tra cui quella famosa di Cheope, che nell’antichità era considerata una delle sette meraviglie del mondo. Le camere funerarie vengono decorate sia con rilievi dipinti, raffiguranti scene rituali o momenti di vita quotidiana, sia con testi religiosi. La statuaria ufficiale vede l’affermarsi del canone, ovvero di una costruzione della figura umana basata su proporzioni aritmetiche e perfettamente inscrivibile entro un parallelepipedo. La scultura minore, in calcare o in legno, comincia a rappresentare soggetti di genere, come servitori, contadini e donne indaffarate nei lavori quotidiani. Tali figurine (ushabti), che venivano deposte nelle tombe perché assistessero il defunto, sono caratterizzate da una notevole vivacità e libertà nello spazio. Durante il Medio Regno, che è anche l’epoca d’oro della letteratura, si assiste alla stabilizzazione delle formule, che verranno poi considerate classiche anche nelle età successive. Nella statuaria si registra la conquista di una maggiore organicità: il modellato perde rigidità e si tende a caratterizzare i volti con attenzione fisionomica. Nella ritrattistica regale si fa strada la tendenza al colossale. Nel rilievo si afferma un interesse per i dettagli naturalistici e per la resa minuta delle diverse varietà di animali o piante. Si diffondono i sarcofagi rettangolari, sia in pietra che in legno; questi ultimi vengono dipinti con un complesso sistema di simboli sacri. Il periodo corrispondente alla XVIII dinastia, che dà inizio al Nuovo Regno, si può definire senz’altro l’apogeo della civiltà egizia e il governo di Amenofi III ne segna il momento artistico più alto. Nella scultura, alla formalità dei periodi precedenti si sostituisce una ricerca estetica volta alla piacevolezza e caratterizzata dal culto della bellezza fisica. I profili si fanno sinuosi e i dettagli dei volti e degli abiti vengono resi con cura. Il rilievo si arricchisce della tavolozza di colori e di altri temi: accanto alle scene di lavoro ne compaiono sempre più frequentemente altre di contenuto storico, come quelle che rappresentano cortei di tributari stranieri. L’arte del Periodo Amarniano ha caratteristiche inconfondibili: il sovrano e la moglie Nefertiti vengono ritratti spesso in atto di adorare il disco solare; i reali vengono raffigurati come personaggi dai corpi allungati e dalle membra esili, che molti critici moderni hanno definito "decisamente brutti", anche se non mancano di una certa vivacità e grazia. Sia la scultura monumentale che le arti minori rivelano una sensibilità luministica, che conferisce una delicatezza talvolta anche estenuata alle superfici. Nel successivo Periodo Ramesside fiorisce soprattutto l’attività edilizia e quindi l’architettura: vengono infatti edificati i grandi templi di Luxor e di Karnak. Nel rilievo si fa strada la narrazione storica, mentre nella scultura si moltiplicano le formule compositive; si prediligono le creazioni complesse, a tal punto che si è parlato di "barocco ramesside". L’Età Saitica, in cui si moltiplicano i contatti dell’Egitto con l’esterno, è caratterizzata da un periodo di rinascita: comincia una revisione del passato e nasce il concetto di classicità riferito alle età precedenti. Nel 525 a.C. il re persiano Cambise conquista l’Egitto. Si afferma allora il gusto per un’arte di corte, ieratica e solenne. I Tolomei portano in Egitto la cultura greca. Ad Alessandria viene istituita la famosa Biblioteca, che sarà il centro di emanazione della civiltà ellenistica, ovvero di quella cultura comune a tutto il Mediterraneo, in cui si fondono grecità e tradizioni locali. Comincia la stagione dell’arte greco-egizia. È una fase caratterizzata dalla fusione di iconografie tradizionali e da una concezione organica e naturalistica della figura, di impronta greca. Con l’avvento dei romani, l’arte non può più dirsi propriamente egiziana, ma egittizzante: la ripetizione dei temi faraonici ha ormai solo un sapore esotico, una coloritura dialettale. In compenso, la cultura egiziana invade il mondo occidentale.